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domenica 12 febbraio 2012

Il genocidio degli armeni




Riporto qui una mia vecchia ricerca universitaria.

Luca Mazzucco
GENOCIDIO DEGLI ARMENI
I – Introduzione
L'impero ottomano alla fine del XIX secolo, è uno stato in disfacimento, la corruzione serpeggia in ogni angolo dell'impero, che in breve tempo ha visto scomparire i suoi domini in Europa con la nascita, degli stati nazionali balcanici. I turchi, che si erano installati nell'Anatolia greco-armena di cultura millenaria, paventano la possibilità di rivendicazioni sulle coste dell'Asia Minore (Smirne e Costantinopoli) e soprattutto la nascita di una Nazione Armena.
II – La Strage Del 1894-1897
Quando Abdul Hamid sale al trono, nel 1886, l'impero ottomano conta grandi minoranze cristiane. I turchi e le popolazioni assimilate non riescono a raggiungere il 40% dell'intera popolazione anatolica. In Asia Minore le minoranze etniche sono costituite da greci, armeni ed assiri. Gli armeni sono concentrati nell'est dell'impero dove, già dall'indipendenza greca 1821, la Sublime Porta (sultanato) ha fatto insediare tutti i musulmani dei territori ottomani che via via venivano persi. Gli armeni non richiedono l'indipendenza ma solo uguaglianza e libertà culturale. Abdul Hamid viene duramente sconfitto dai russi. Le conseguenze per l'impero non sono gravi poiché il primo ministro inglese Disraeli, spinto dalla tradizionale politica filo turca del suo paese,  fa sì che non si venga a formare uno stato armeno libero ma solo che vengano garantiti  i diritti personali dei singoli.  L'Inghilterra ottiene l'isola di Cipro. Il sultano, temendo una futura ingerenza europea nella questione armena e la ulteriore perdita di territori, dà inizio alle repressioni.
Intanto in Armenia si sviluppano partiti rivoluzionari clandestini ma Hamid, preoccupato dall'attivismo armeno ed anche dallo sviluppo economico che questo popolo sta vivendo, decide di mettere alla prova le titubanti potenze straniere punendo la popolazione armena con l'esecuzione di 200.000 armeni  (300.000 secondo altre fonti) nel periodo compreso tra il 1895 ed il 1897 ad opera degli Hamidiés (battaglioni curdi appositamente costituiti dal sultano). Tutto questo avviene sotto gli occhi delle potenze europee che, come spesso faranno anche in futuro. La reazione armena consiste nell'intraprendere la guerriglia e nella creazione della Federazione Rivoluzionaria Armena, detta anche Dashnak (la quale ebbe buoni rapporti con i Giovani Turchi, fino poco prima del 1914), con basi nella vicina Armenia Russa e fortemente sostenuta dalle popolazioni locali. A causa delle persecuzioni si assiste ad una forte ondata emigratoria.  E' l'inizio di una serie di massacri che durerà, in maniera più o meno forte,  per trent'anni sotto tre regimi turchi diversi
III – Il Programma Dei Giovani Turchi

L’Armenia durante la Grande Guerra è contesa da tre forze: Le Potenze imperialiste: che vogliono preservare le loro zone d’influenza; i nazionalisti turchi: che mirano all’utopia del “panturchismo”o del Turanismo (ideologia che si basa sulla convinzione che, quando tutti i popoli di lingua turca saranno uniti in una stessa entità nazionale estesa dall'Asia Centrale al Mediterraneo, ritornerà l'età dell'oro in cui Turan, l'antenato dei Turchi, lottava contro Ario, l'antenato degli ariani, estendeva il suo dominio su tutta l'Asia.). Ruolo fondamentale è svolto dai Giovani Turchi. Dal 1904 al 1914 i G.T. dedicano ogni sforzo oltre a mantenere l’unità e l’esistenza del loro partito anche ad accrescere la loro influenza. La presa di coscienza politica e l’influenza di intellettuali provenienti soprattutto dalla Russia, portano a una mutazione ideologica: i dirigenti dell’ITTIHAD EV TERAKKI (partito dei giovani turchi  <>)prendono come prospettiva una grande unificazione dei turchi. I G.T. avevo ripreso dal marxismo il concetto stesso di uguaglianza, ma concepita in guisa che per essere tutti uguali, tutti devono essere ottomani e per essere tutti ottomani bisogna essere tutti turchi e musulmani. Dalla constatazione dell'impossibilità del mantenimento e dell'espansione dei domini europei, essi rivolgono la loro attenzione ai turchi delle steppe dell'Asia centrale e mirano al ricongiungimento con essi per dare vita ad un entità panturca che possa andare dal Bosforo alla Cina. Gli ostacoli, che si frappongono a queste mire di formazione di un blocco turco, panturanico, sono costituiti da armeni e curdi: i G.T. però, pensano che poiché i curdi sono musulmani e non posseggono una forte cultura allora sono facilmente assimilabili. Gli armeni, oltre a essere cristiani malgrado le molte e spietate persecuzioni, posseggono  anche una cultura millenaria, professano un’altra religione, hanno una loro lingua ed un loro alfabeto, non possono essere assimilati ed inoltre la loro presenza impedisce l'unificazione con gli altri turchi. Vanno quindi eliminati.

IV – Cause Immediate Del Genocidio

L’accordo firmato l’8 febbraio 1914, tra Russia e Turchia, aveva creato due province armene in Anatolia. L’una riuniva i distretti amministrativi di Trebisonda, Sivas ed Erzurum, l’altra quelli di Van Bitlis, Harput e Diyarbakir.  Ogni provincia doveva essere sotto l’autorità civile di un ispettore generale straniero incaricato di sorvegliare l’esecuzione delle riforme. I titolari incaricati non occuparono mai i loro incarichi. Quest’accordo sembrava segnare l’inizio di un’alleanza fra Russia e Turchia. In maggio l’Ittihad controllava per la prima volta il governo: capo del ministero Said Halim, con Talaad agli Interni, Enver alla Guerra, Cemal alla marina. Le passioni anti-armene, rianimate dall’accordo russo-turco sulle riforme, si esasperarono con lo scoppio della Prima guerra mondiale. Benché un patto segreto fosse stato firmato il 2 agosto fra l’ambasciatore tedesco Wangenheim e Said Halim, il governo ottomano non fu affatto frettoloso di convalidarlo. Dopo le numerose pressioni da parte della Germania, la Turchia si schiera con le Potenze centrali e allinea sulla frontiera russa 200.000 soldati regolari. Questo esercizio si trova in un Paese abitato da armeni e la loro presenza è sempre più percepita dai turchi come una sfida. Tre avvenimenti, di diversa natura, contribuiscono a rafforzare questa <> da parte degli unionisti.
1. Congresso di Erzurum.
     L’VIII congresso del partito dashnak o FRA (Federazione Rivoluzionaria Armena) è convocato a Erzurum mentre la guerra incombe per decidere come comportarsi in seguito allo spiegamento di forze da parte dei turchi. Questi ultimi facendo giungere una loro delegazione, propongono che, in caso di guerra con la Russia, la FRA provochi una rivolta degli armeni di Russia per facilitare la penetrazione dell’esercito turco in Transcaucasia, la Turchia prometteva come ricompensa la formazione di uno stato autonomo che comprendeva l’Armenia russa e distretti di Erzurum, Van e Bitlis. I tre responsabili armeni (Vramian, Rostom e Aknuni) rigettano questa proposta e sottolineano la neutralità del loro partito ma garantiscono la lealtà degli armeni nel caso in cui il conflitto raggiungesse la Turchia (difatti quando i cittadini ottomani vengono mobilitati, molti armeni confluirono nell’esercito).
2. Volontari armeni in Russia.
     Con l’entrata in guerra della Russia, molti armeni vennero arruolati come cittadini russi e spediti sul fronte europeo. In previsione di un conflitto con la Turchia, il vicerè del Caucaso suggerisce all’Ufficio nazionale armeno di Tiflis di creare corpi di volontari analoghi a quelli che avevano aiutato i russi durante le guerre precedenti contro la Turchia. Tiflis diventa allora il centro di una violenta sommossa anti-turca e, benché l’Ittihad sfrutterà la formazione di questi corpi per perseguitare gli armeni di Turchia, i volontari affluiscono formando quattro gruppi di circa 1000 uomini ciascuno col compito di guidare le truppe russe tra le montagne armene.
3. La Disfatta di Sarikamis.
     Al momento della dichiarazione di guerra, i russi attraversano la frontiera e si scontrano con la violenta resistenza turca. Enver, nominato generalissimo si reca ad Erzurum, nel quartier generale della terza armata e prepara le truppe. I turchi attaccano il 22 dicembre e riescono a isolare Sarikamis. Il comandante in capo russo ordina una ritirata generale ma le truppe si rifiutano di obbedire all’ordine e in gennaio ci fu il contrattacco, a causa della leggerezza commessa dal generalissimo Enver di non premunirsi contro il rigido inverno dell’altopiano armeno, l’esercito turco cade: 90.000 morti 12.000 prigionieri. Ciò che resta dell’armata <> ritorna verso i distretti orientali, tallonata dalle truppe russe che penetrano profondamente nelle provincie di Erzurum e minacciano Van. Nelle provincie armene, divenute teatro di guerra, la ritirata turca fu accompagnata da massacri di armeni.
     Gli armeni furono designati come i principali responsabili della disfatta turca. Alla fine di gennaio i soldati e le guardie armene sono privati delle loro armi, riuniti in gruppetti, dai 50 ai 100 uomini, in battaglioni da lavoro e impiegati nella costruzione di strade o costretti a pesanti turni di facchinaggio. Questi gruppi sono progressivamente giustiziati in luoghi isolati. Allo stesso tempo i funzionari armeni sono congedati.

V – Deportazione Degli Armeni

Nel marzo 1915 la pressione della flotta anglo-francese nei Dardanelli si allenta, questa tregua è sfruttata dall’Ittihad per far scattare l’operazione di deportazione degli armeni. La dichiarazione della Guerra Santa (Djihad) alla fine di novembre, il caos causato dalla ritirata dell’armata turca, l’eliminazione dei soldati armeni, danno in pasto ad una popolazione musulmana sovraeccitata i civili armeni. Non si assiste a massacri <> ma all’esecuzione di un piano in cui le fasi si succedono rigorosamente. La deportazione ha inizio a Zeythun, nei primi giorni d’aprile. Le case vengono vuotate degli abitanti e i convogli sono diretti verso Konya e Deir-es-Zor. L’ordine di deportazione è esteso ai villaggi di montagna dell’Amano e del Tauro. La deportazione, quindi, inizia in aprile in una regione lontana dal fronte.
Il pretesto per generalizzarla e ufficializzarla è fornito dalla resistenza degli armeni di Van. Cevded, cacciato dalla Persia, dove aveva fatto massacrare gli abitanti cristiani, torna a Van all’inizio di aprile e devasta i villaggi armeni sul suo cammino facendo anche assassinare due capi Dashnak: Vramian e Ishchan e accerchia il quartiere armeno. Gli armeni di Van organizzano un’autodifesa. Nel frattempo l’armata russa, guidata dagli armeni, infligge una grave sconfitta ai turchi prendendo Van il 18 maggio. Gli armeni di Van fuggono così dallo sterminio. Sabato 24 aprile 1915, una vasta razzia porta al’arresto di intellettuali e notabili armeni. Per tentare di giustificare questi arresti, il comitato Unione e Progresso, adduce un vasto complotto armeno e costruisce pure un falso processo, che termina con l’impiccagione di attivisti che si trovano in carcere da più di un anno. Il 24 aprile è la data che inaugura ufficialmente la deportazione ed usata come data commemorativa dell’olocausto. Lo stesso giorno il governo ordina di deportare gli armeni dai dipartimenti amministrativi orientali. Dal momento che il dipartimento di Van è in corso di occupazione da parte dei russi, il provvedimento si applica solo ai sei dipartimenti di Trebisonda, Erzurum, Bitlis, Diyarbekir, Harput e Sivas. Viene messa in atto una complessa burocrazia, gli uomini di fiducia del partito ricevono da Costantinopoli le direttive , le trasmettono sul  posto a chi di competenza dando loro un potere discrezionale.

Dentro ogni città, in ogni borgo, alla data prestabilita, l’ordine di deportazione è annunciato o affisso. Le famiglie dispongono di qualche ora o di due o tre giorni per raccogliere alcuni effetti personali; i beni vengono sequestrati, distrutti o venduti all’asta a prezzi risibili. Preliminarmente i notabili, i membri dei partiti armeni e gli uomini giovani sono arrestati, costretti a firmare false confessioni e poi discretamente liquidati a piccoli gruppi in luoghi deserti. Sono dunque convogli di donne, vecchi e bambini che prendono la strada della deportazione. Nei villaggi la <> è spesso totale: i beni rubati, le famiglie massacrate, le case incendiate. Sulle rive del Mar Nero e lungo il Tigri, vicino a Diyarbekir, imbarcazioni cariche di vittime vengono colate a picco. Dal maggio al giugno del 1915, le province armene sono devastate da soldati e guardie turche, le bande di cete e dell’OS e la popolazione messa in subbuglio dalla proclamazione del Djihad. La caccia all’armeno è aperta. Ognuno può, in tutta impunità, rubare, saccheggiare, bruciare, torturare, mutilare, assassinare. Il solo crimine punibile consiste nel proteggere o nascondere un armeno.

Dinanzi a questa follia, l’operazione non può essere mantenuta segreta. Avvertite dai missionari e dai consoli tedeschi o neutrali, le nazioni dell’Intesa intimano al governo turco, fin dal 24 maggio, di porre fine a questi massacri e ne rendono personalmente responsabili i membri del governo e gli esecutori, anche il Papa Benedetto XV interviene a tal proposito ma ormai i turchi avevano proclamato la guerra santa. Questo ha l’effetto di costringere la Turchia a togliere a ufficializzare con alcuni decreti, qualche giorno più tardi, l’ordine di deportazione, prendendo a pretesto la collaborazione degli armeni con il nemico, il sabotaggio e le azioni terroristiche, accuse che non saranno mai dimostrate.
Dei 1.200.000 armeni che abitavano i distretti orientali, solo300.000 hanno il potuto raggiungere il Caucaso con il favore dell’occupazione russa.

VI – Consumazione Del Genocidio

Alla fine del luglio 1915 , il governo passa alla seconda fase del programma: l’evacuazione degli armeni d’Anatolia e di Cilicia, ovvero le zone più lontane dal fronte, dove la presenza degli armeni non poteva essere considerata come un pericolo per l’esercito turco. E’ li che la deportazione cessa di essere uno sterminio travestito per divenire un vero trasferimento di popolazione. Le <> sono trasportate in treno, a loro spese. Dal momento che il traforo dei tunnel dell’Amano e del Turano non è ancora terminato, i deportati devono percorrere a piedi le regioni montuose. La congestione del passaggio è tale, che campi improvvisati sono disposti lungo la linea ferroviaria. Dentro ciascuno di essi si ammucchiano dai 20.000 ai 70.000 deportati, denutriti, colpiti dal tifo e dalla dissenteria. In Siria vengono costruiti veri e propri campi di concentramento, lungo l’Eufrate, invece, gli armeni sono ammassati all’aperto, quasi senza vestiti, nutriti a malapena. La deportazione è portata a termine negli ultimi mesi del 1915. dal marzo all’agosto del 1916 vengono inviati ordini da Costantinopoli affinché siano liquidati gli ultimi sopravvissuti che si trovano nei campi lungo la ferrovia dell’Eufrate. Pochi sono i sopravvissuti armeni: oltre a quelli che hanno trovato riparo in russia, molti sono stati salvati da missioni americane, dal nunzio apostolico e da stessi funzionari turchi. in totale, tenuto conto dei rifugiati in Russia, vengono risparmiati dal genocidio 600.000 armeni, alla fine del 1916, su una popolazione che secondo le statistiche era stimata, nel 1914, tra 1.800.000 e 2.100.000 unità.


Fonte principale:
“Storia Degli Armeni” a cura di Gèrard Dèdèyan 2002
Altre fonti:
Link correlati.

venerdì 10 febbraio 2012

Black Humor #1


L'origine del saluto nazista: ostentazione dell'ascella adeguatamente profumata.

Bug Me Not! Ovvero logins condivisi per tutti.

Stanchi di registrarvi su siti che userete occasionalmente se non una volta sola in vita vostra?
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"Alice nel Paese delle Meraviglie" tra espressioni grandguignolesche e grottesche sinestesie

Surrealismo e realismo surreale.
Binomio o monomio?
Non ci sono draghi, fate, unicorni e sirene ma bensì teschi, cassetti, pesci e segatura.
Opera di trasposizione di angosce e paure dell'infanzia del regista:

Qualcosa di Alice
di

Jan Švankmajer

film completo su youtube
compralo
Lingua: inglese
Sottotitoli: italiano

"Now we will see a film, made for children, pheraps"
"You must close you eyes, otherwise you won't see anything"

martedì 7 febbraio 2012

Sulla costruzione di un mito taurino al ritmo di un tamburino...



Quando ero piccolo, ricordo che ero sempre elettrizzato ogni 24 di dicembre per l'arrivo di Babbo Natale, ricordo anche che c'era un altro signore che vedevo spesso in tv ed era sempre sorridente: denti perfetti, sorriso smagliante e studiato. Fin dove arrivasse il suo merito e iniziasse quello della sua igienista è un'osservazione che oggi suscita qualche risata.
Ricordo - con piacere - che quest'uomo organizzava tante belle e gioiose feste (anche questo suscita oggi qualche risata) e ricordo altresì che desideravo tanto tenere degli animali in casa - cosa che i miei genitori non mi permettevano. Un giorno io e la mia famiglia andammo ad una di quelle belle feste organizzate da quell'uomo venuto da un'altra dimensione e c'erano stands, giochi, giostre! Era un paradiso ed ero felicissimo di trovarmi lì! Ricordo - con piacere - che c'erano diversi giochi anche poco divertenti ma con i quali era possibile vincere tanti animaletti (vivi): tartarughe, pesciolini, pulcini; un giorno durante una passeggiata in quella festa sapientemente organizzata, una donna si avvicinò a mia madre e le diede un sacchetto dicendole: "mi scusi ma io non posso tenerlo" mia madre rimase per un attimo spiazzata poi aprì il "dono" e dentro vi trovò un pulcino. Neanche a dirlo fui felicissimo e non permisi a mia madre di darlo via, non so come feci a convincere i miei genitori ma lo portammo in casa: il pulcino era tenero e ricordava quello dei vecchi manifesti del P.P.I.
Io e il pulcino diventammo grandi amici, spesso lui si emozionava e quando gli scappava la faceva senza farsi grandi problemi, io puntualmente mi imbrattavo ma era tenero e delicato, come il pulcino dei vecchi manifesti del P.P.I.
Da quel momento, bene o male, fui grato a quella festa e cominciò ad entrarmi nel cervello quel tormentone che si sentiva OVUNQUE:

ecco il tormentone

Quale sapienza visiva e musicale! 2:58 di fascinazione continua che fa sfigurare il nostro inno di Mameli, la coralità dell'inno russo e la potenza visiva di una Pandora di James Cameron in HD 3D ecc... ecc...!
Drappo di FI, romanticismo, la massa, la gioventù, il romanticismo nazionale, il drappo di FI, l'amicizia, la famiglia. Insomma con una campagna elettorale così non si poteva non rimanere soggiogati, tanto meno a 8 anni! E via a cantare l'INNO di Forza Italia! Speranza e ottimismo. Un binomio mai mutato nel modus operandi del nostro erotomane nazionale. -Forse avrei fatto meglio a guardare meno tv.
Grazie a Lui avevo il mio pulcino tenero (che ricordava quello dei vecchi manifesti del P.P.I.)!
Ma gli anni passano per tutti...alcuni perdono i capelli, altri la ragione, altri la dignità, altri né l'una né l'altra e le grandiose feste col tempo sono finite. Erano rimaste solo quelle dell'unità per niente eccitanti dove si mangiavano kebab e si ascoltavano tremendi concerti dove metallari e/o rockkettari improvvisati violentavano la musica (io ero tra quelli e ci partecipavo solo per avere modo di suonare, fortunatamente poi siamo tutti cresciuti). Mancava quel quid che era presente solo alle feste di FI e di cui rimarrà solo il ricordo.

Sono passati molti anni ormai e l'erotomane non è più tra noi: è rimasto dietro le quinte ad utilizzare i suoi soldi come meglio crede (lo faresti anche tu no?) e i tg non ci parlano più di lui. Se oggi riavessimo il nostro erotomane nazionale saremmo tutti più gai, pettegoli, felici e incazzati, più occupati, più rincoglioniti, più disoccupati.

Ma sui libri non si scriverà di questo.
Insegneremo ai nostri figli che la sovranità è del popolo e si esplica con le LIBERE elezioni.
Insegneremo ai nostri figli che il popolo italiano ha votato quattro volte per quest'uomo.
Insegneremo anche che esiste una sinistra (di seguito una fotografia esplicativa)

sembra che non si trovi...

Insegneremo loro che dimenticare è pur sempre un valore.

Il 2012 ormai è l'anno della temutissima profezia Maya, in realtà ciò che mi turba è che ogni anno che passa non fa altro che avvicinare la costruzione di un mito, la prossima esaltazione all'ennesima potenza di quel gallo che non è mai stato un pulcino tenero e carino come quello del P.P.I. ma che al massimo ricorda il gallo dei Kellogg's. Inventerei la vita eterna terrena e la regalerei al nostro erotomane nazionale solo per non ascoltare quello che sicuramente verrà proferito dai condotti d'aria degli opinionisti di domenica cinque (vale anche per mattino cinque, pomeriggio cinque ed affini).

Riporto qui una parte del testo di "io se fossi Dio" di Gaber.
"Ma io se fossi Dio
non mi farei fregare da questo sgomento
e nei confronti dei politicanti sarei severo come all’inizio
perché a Dio i martiri
non gli hanno fatto mai cambiar giudizio.
E se al mio Dio che ancora si accalora
gli fa rabbia chi spara
gli fa anche rabbia il fatto che un politico qualunque
se gli ha sparato un brigatista
diventa l’unico statista. "
[...]
"Io se fossi Dio
un Dio incosciente, enormemente saggio
c’avrei anche il coraggio di andare dritto in galera
ma vorrei dire che Aldo Moro resta ancora
quella faccia che era. "

Senza addentrarmi nella provocazione del signor G, questo passo a molti benpensanti ha fatto sgorgare sangue dalle orecchie come in quegli orribili film splatter di serie z, il messaggio qui contenuto è sì forte ma per nulla falso perché ad ogni morte politica c'è una celebrazione ingiustificata della personalità che non conosce eguali.
Ora immaginate l'erotomane nazionale esaltato dalla pubblica opinione quando e se (non si sa mai) ci lascerà. D'altronde quando Hitler fu eletto, il nostro erotomane nazionale aveva ben sei anni, era un giovanotto insomma.
E' una vittoria, la sua vittoria e del cosìddetto berlusconismo che avrà gli esiti di una Operazione Barbarossa: perpetuare la testa di comando e sfiancare il popolo a suon di strimpellate apicelliane - che requiem celestiale.

E se adottassimo un contributo di solidarietà sulla ricerca della vita eterna ad personam? Non avremmo più la preoccupazione di dover affrontare una monumentalizzazione dell'erotomane nazionale, lo terremmo in vita relegandolo al Quirinale dove potrà ricevere sontuosamente le sue cortigiane. Avremo così ancora qualcosa su cui ridere e incazzarci al pari di una soap opera (in onda a reti unificate, perché no?!) e poi che altro succederebbe?

Probabile scenario: 2084 L'Erotomane nazionale come Grande Fratello. (per chi non ha capito l'allusione)

"L'Italia è una Repubblica fondata sulle banche, sull'amore, sulla simpatia e sulla sana ignoranza."
"Il presidente della Repubblica rappresenta la nazione e vigila sulla mestizia della magistratura e la sua dipendenza dal Capo dello Stato".
Motto nazionale: "'ignoranza è forza".
E qui mi fermo.

Comunque vada ha vinto!
Ricordiamolo così.

-Luca Mazzucco

Fondamenti di Economia Politica #1

Spiego oggi in modo sintetico ed esaustivo una delle teorie fondamentali della moderna economia politica: il moltiplicatore keynesiano.

Per le notizie biografiche rimando a wikipedia.

La teoria del moltiplicatore keynesiano rappresenta una delle domande più frequenti per chi deve sostenere l'esame di economia politica e le teorie di Keynes hanno fortemente mutato le concezioni economiche del '900 e dato un importante contributo per la politica economia: esiste tutt'oggi una scuola denominata come post-keynesiana.

Keynes introduce nella sua analisi dei consumi la propensione marginale al consumo che indicherò con MPC. Questa per l'economista è estremamente importante e su essa si basa la teoria del moltiplicatore del reddito assieme alle altre variabili: I (investimenti) e Y (reddito). Procediamo per gradi...

La propensione marginale al consumo è indicabile con la formula:

(*cliccare sull'immagine per visualizzare correttamente)
cioè è il rapporto percentuale tra l'aumento del consumo al fronte dell'aumento del reddito di una unità. Ad esempio Y aumenta di 10 e C aumenta di 7. Il rapporto che avremo sarà 0,70: l'individuo consumerà il 70% del proprio reddito. Keynes ci dice che questo rapporto sarà costante nel breve periodo e che chiaramente l'aumento dell'MPC sarà inferiore all'unità (cioè l'individuo non spenderà la totalità del proprio reddito perché tenderà a risparmiarne una parte).

Facciamo ora un esempio:
Lo Stato decide di porre in atto un'opera pubblica pertanto pagherà tot operai per un totale di 100.000 euro. Questi 100.000 euro rappresentano un aumento del reddito
  • una parte sarà consumata (ad esempio MPC: 70%)
  • una parte sarà risparmiata (il restante 30%)

Cosa succede poi?

Questi 70.000 euro di consumi si trasformeranno in reddito per altri che a loro volta consumeranno. Quanto ne consumeranno? l'MPC ci dice 70% quindi 49.000.

Cosa sta succedendo alla nostra economia?

Stiamo generando del reddito o meglio lo stiamo moltiplicando perché in realtà con l'aumento di 100.000 iniziale non abbiamo ottenuto 100.000 euro di reddito ma 100.000 + 70.000 + 49.000 e così accadrà fino a quando non si esaurirà l'effetto del moltiplicatore o fino a quando non si raggiungerà la piena occupazione (cioè i fattori produttivi sono tutti impiegati e l'impresa non può espandere ulteriormente l'offerta). Nel caso si raggiungesse la piena occupazione l'impresa reagirà dunque alzando i prezzi.

Il moltiplicatore di keynes funziona solo se:

  • c'è consumo del reddito;
  • le imprese espandono la produzione e non aumentano i prezzi.

Keynes ci vuole quindi dire che per generare un aumento di reddito (e quindi di produzione) occorre stimolare l'economia con un investimento iniziale, compito che spetta allo Stato.

Indicazioni di politica economica

Per rilanciare gli investimenti si cercherà di far abbassare i saggi di interesse sui depositi bancari, in questo modo le banche potranno abbassare gli interessi per i prestiti alle imprese incoraggiando gli investimenti privati.

Gli economisti tuttavia (anche keynesiani), riconoscono la possibilità dell'effetto cosìddetto di spiazzamento (crowding out) cioè: gli investimenti pubblici in realtà spiazzano quelli privati per il fatto che un aumento di investimenti fa aumentare il saggio di interesse e quindi scoraggiano i privati. Ulteriore critica: gli investimenti pubblici oltre a generare uno spiazzamento in realtà sono meno efficienti di quelli privati.

APPENDICE

formula del moltiplicatore:

nella #2 illustrerò il processo di derivazione di questa funzione.


-Luca Mazzucco

Sullo "stato di calamità naturale"

Sentiamo spesso parlarne in seguito a disastri ecologici o eventi natuarali calamitosi ma cosa significa e cosa implica?
In primis le regioni si rivolgono al Governo per richiedere il riconoscimento dello stato di calamità naturale, la richiesta viene poi accertata dal Consiglio dei Ministri il quale provvederà - nel caso accolga la richiesta - a nominare un Commissario delegato dotato di poteri speciali per coordinare gli interventi volti a superare la calamità.
In secundis, lo stato di calamità naturale si differenzia dallo "stato di emergenza" per la previsione di un'intervento finanziario e di ristoro di parte del danno.

-Luca Mazzucco

approfondisci

Umorismo Romano

7/02/2011

Renata Polverini a seguito dell'emergenza neve annuncia lo stato di calamità naturale per il Lazio e intanto proseguono le polemiche tra Alemanno e Gabrielli.
Ecco cosa pensano i romani sul sindaco di Roma:

Neve saporita
Alemanno ha detto che non ha buttato il sale perché ha assaggiato la neve ed è già saporita
-peaceching

Due di briscola
Alemanno è utile nell'emergenza neve come il due di denari quando la briscola è coppe
-thebettinz

Braccia rubate
Effettivamente, Alemanno è davvero bravo con la pala. Le ennesime braccia tolte all'agricoltura.
-istintomaximo

Navigare a vista
Roma, domani scuole chiuse. Alemanno: <>. Non l'abbiamo sentita di recente?!?!?!
-cvery71

fonte: LaRepubblica del 07/02/2012

lunedì 6 febbraio 2012

Dalla Locanda delle Fate in poi...

Nel 1975 dall'astigiano prende vita una formazione musicale chiamata "Locanda delle Fate" composta da sette membri:

Leonardo Sasso (voce)
Ezio Vevey (chitarra, voce)
Alberto Gaviglio (chitarra, flauto, voce)
Michele conta (tastiere)
Oscar Mazzoglio (tastiere)
Luciano Boero (basso)
Giorgio Gardino (batteria)


Il progressive come cultura e come interpretazione musicale veniva soppiantato dalla controcultura del punk (vedi punk77), in questa cornice la LDF offre un contributo tardivo alla scena che chiude con dignità e sensibilità il movimento RPI lasciando trasparire quella fresca ispirazione che mancava nelle altre tardive pubblicazioni dei grandi nomi del progressive italiano (con la dovuta eccezione di Leo Nero).

"Forse le lucciole non si amano più" uscì per la Polydor e venne presentato su rai uno.



Copertina ad opera di Biagio Cairone e della illustratrice Anna Montecroci


"L'album nasce da un momento di riflessione del gruppo come esigenza di comunicare le nostre impressioni sull'uomo travagliato e sulla sua sofferta condizione offrendogli la possibilità di rifugio nei sogni per sopravvivere all'abbruttimento della realtà." (estratto dall'intervista)

Il gruppo offriva un bel disco incentrato sul tema del sogno e dell'uomo sognatore svolgendo un compatto lavoro musicale volto alla ricerca di melodie trasognate, intrise di romanticismo e instillate di quel malessere che è l'origine di questo salto verso il mondo onirico.
Questa meditata produzione non ebbe sicuramente l'attenzione che meritava e che si aspettavano sette astigiani così il gruppo perse due componenti e pubblicarono nel 1978 due singoli più commerciali: New York e Nove Lune. Nel 1980 cambiarono nome in "La Locanda" e pubblicarono altri due singoli sempre di stampo commerciale: Annalisa, Volare un po' più in alto.

ANNI '90 e seguenti...
Nel 1999 avvenne la reunion della band senza la storica voce di Leonardo Sasso e la presenza di Michele Conta (presente in un solo brano) che sfociò nel lavoro "Homo Homini Lupus" presentando una LDF musicalmente e concettualmente differente; il disco non colpì in modo particolare i tanti fan (acquisiti in ritardo) della gemma del '77, altresì fece storcere il naso ai più nostalgici delle melodie trasognate.
Nel 2006 c'è un nuovo tentativo di rifondare il gruppo che ha però vita breve e nel frattempo Michele Conta (che lasciò il gruppo per impegnarsi nella carriera di medico) dal suo sito internet annuncia il suo impegno di dare un seguito all'esperienza della vecchia LDF sempre rimpianta con la volontà di pubblicare un disco dal nome "Dalla Locanda delle Fate in poi".
In queste parole e nella tack "notte infinita" composta da Michele Conta erano rimesse le speranze dei fan nel riascoltare la vera LDF...l'attesa si concluse il 17 luglio 2010 ad Asti: il concerto del ritorno che si aprì col brano "A volte un istante di quiete" con la figlia di Giorgio Gardino a rievocare la lucciola dell'artwork del primo album. La cara vecchia Locanda delle Fate è tornata!
Forse le lucciole non si amano più - Asti 17 luglio 2010
Oggi la LDF è ancora attiva per la gioia di tutti i suoi fan e sicuramente anche grazie a tutti noi che amiamo questo gruppo incondizionatamente.
Quest'anno è iniziato il tour di presentazione del nuovo album "The Missing Fireflies" (Le Lucciole Mancanti) composto da brani inediti in versione studio e tracce live rendendo finalmente possibile a tutti noi di saggiare la bellezza di canzoni come "La Giostra" e "Crescendo" che non ebbero spazio sul primo disco.

Acquista il disco qui!

Line-up:
Leonardo Sasso (voce)
Giorgio Gardino (batteria)
Luciano Boero (basso)
Maurizio Muha (tastiere)
Maxbrignolo (chitarre)
Oscar Mazzoglio (tastiere)


Locanda delle Fate tour 2012:
21 gennaio 2012 proGliguria - La Spezia
27 gennaio 2012 Jailbreak - Roma
4 febbraio 2012 Teatro Alfieri - Asti
29 aprile 2012 Club Città Kawasaki - Japan

Da ascoltare:
Forse le lucciole non si amano più
Profumo di colla bianca
Vendesi saggezza
Sogno di estunno
Non chiudere a chiave le stelle

Siti di riferimento:
Locanda delle Fate Ufficiale
Italian Prog
Michele Conta
LdF su wikipedia
LdF su progarchives

-Luca Mazzucco