Riporto qui una mia vecchia ricerca universitaria.
Luca
Mazzucco
GENOCIDIO DEGLI
ARMENI
I –
Introduzione
L'impero
ottomano alla fine del XIX secolo, è uno stato in disfacimento, la corruzione
serpeggia in ogni angolo dell'impero, che in breve tempo ha visto scomparire i
suoi domini in Europa con la nascita, degli stati nazionali balcanici. I
turchi, che si erano installati nell'Anatolia greco-armena di cultura
millenaria, paventano la possibilità di rivendicazioni sulle coste dell'Asia
Minore (Smirne e Costantinopoli) e soprattutto la nascita di una Nazione
Armena.
II
– La Strage Del
1894-1897
Quando
Abdul Hamid sale al trono, nel 1886,
l'impero ottomano conta grandi minoranze cristiane. I
turchi e le popolazioni assimilate non riescono a raggiungere il 40%
dell'intera popolazione anatolica. In Asia Minore le minoranze etniche sono
costituite da greci, armeni ed assiri. Gli armeni sono concentrati nell'est
dell'impero dove, già dall'indipendenza greca 1821, la Sublime Porta
(sultanato) ha fatto insediare tutti i musulmani dei territori ottomani che via
via venivano persi. Gli armeni non richiedono l'indipendenza ma solo
uguaglianza e libertà culturale. Abdul Hamid viene duramente sconfitto dai
russi. Le conseguenze per l'impero non sono gravi poiché il primo ministro
inglese Disraeli, spinto dalla tradizionale politica filo turca del suo
paese, fa sì che non si venga a formare
uno stato armeno libero ma solo che vengano garantiti i diritti personali dei singoli. L'Inghilterra ottiene l'isola di Cipro. Il
sultano, temendo una futura ingerenza europea nella questione armena e la
ulteriore perdita di territori, dà inizio alle repressioni.
Intanto in Armenia
si sviluppano partiti rivoluzionari clandestini ma Hamid, preoccupato
dall'attivismo armeno ed anche dallo sviluppo economico che questo popolo sta
vivendo, decide di mettere alla prova le titubanti potenze straniere punendo la
popolazione armena con l'esecuzione di 200.000 armeni (300.000 secondo altre fonti) nel
periodo compreso tra il 1895 ed il 1897 ad opera degli Hamidiés (battaglioni
curdi appositamente costituiti dal sultano).
Tutto questo avviene sotto gli occhi delle potenze europee che, come spesso
faranno anche in futuro. La reazione armena consiste nell'intraprendere la
guerriglia e nella creazione della Federazione Rivoluzionaria Armena,
detta anche Dashnak
(la quale ebbe buoni rapporti con i Giovani Turchi, fino poco prima del 1914),
con basi nella vicina Armenia Russa e fortemente sostenuta dalle popolazioni
locali. A causa delle persecuzioni si assiste ad una
forte ondata emigratoria. E' l'inizio di
una serie di massacri che durerà, in maniera più o meno forte, per trent'anni sotto tre regimi turchi
diversi
III – Il Programma Dei Giovani Turchi
L’Armenia
durante la Grande Guerra
è contesa da tre forze: Le Potenze imperialiste: che vogliono preservare le
loro zone d’influenza; i nazionalisti turchi: che mirano all’utopia del
“panturchismo”o del Turanismo (ideologia che si basa sulla convinzione che,
quando tutti i popoli di lingua turca saranno uniti in una stessa entità
nazionale estesa dall'Asia Centrale al Mediterraneo, ritornerà l'età dell'oro
in cui Turan, l'antenato dei Turchi, lottava contro Ario, l'antenato degli
ariani, estendeva il suo dominio su tutta l'Asia.). Ruolo fondamentale è svolto
dai Giovani Turchi. Dal 1904 al 1914 i G.T. dedicano ogni sforzo oltre a
mantenere l’unità e l’esistenza del loro partito anche ad accrescere la loro
influenza. La presa di coscienza politica e l’influenza di intellettuali
provenienti soprattutto dalla Russia, portano a una mutazione ideologica: i dirigenti
dell’ITTIHAD EV TERAKKI (partito dei giovani turchi <>)prendono
come prospettiva una grande unificazione dei turchi. I G.T. avevo ripreso dal
marxismo il concetto stesso di uguaglianza, ma concepita in guisa che per
essere tutti uguali, tutti devono essere ottomani e per essere tutti ottomani
bisogna essere tutti turchi e musulmani. Dalla constatazione dell'impossibilità
del mantenimento e dell'espansione dei domini europei, essi rivolgono la loro
attenzione ai turchi delle steppe dell'Asia centrale e mirano al
ricongiungimento con essi per dare vita ad un entità panturca che possa andare
dal Bosforo alla Cina. Gli ostacoli, che si frappongono a queste mire di
formazione di un blocco turco, panturanico, sono costituiti da armeni e curdi:
i G.T. però, pensano che poiché i curdi sono musulmani e non posseggono una
forte cultura allora sono facilmente assimilabili. Gli armeni, oltre a essere
cristiani malgrado le molte e spietate persecuzioni, posseggono anche una cultura millenaria, professano
un’altra religione, hanno una loro lingua ed un loro alfabeto, non possono
essere assimilati ed inoltre la loro presenza impedisce l'unificazione con gli
altri turchi. Vanno quindi eliminati.
IV – Cause Immediate Del Genocidio
L’accordo
firmato l’8 febbraio 1914, tra Russia e Turchia, aveva creato due
province armene in Anatolia. L’una riuniva i distretti amministrativi di
Trebisonda, Sivas ed Erzurum, l’altra quelli di Van Bitlis, Harput e
Diyarbakir. Ogni provincia doveva essere
sotto l’autorità civile di un ispettore generale straniero incaricato di
sorvegliare l’esecuzione delle riforme. I titolari incaricati non occuparono
mai i loro incarichi. Quest’accordo sembrava segnare l’inizio di un’alleanza
fra Russia e Turchia. In maggio l’Ittihad controllava per la prima volta il
governo: capo del ministero Said Halim, con Talaad agli Interni, Enver alla
Guerra, Cemal alla marina. Le passioni anti-armene, rianimate dall’accordo
russo-turco sulle riforme, si esasperarono con lo scoppio della Prima guerra
mondiale. Benché un patto segreto fosse stato firmato il 2 agosto fra
l’ambasciatore tedesco Wangenheim e Said Halim, il governo ottomano non fu
affatto frettoloso di convalidarlo. Dopo le numerose pressioni da parte della
Germania, la Turchia
si schiera con le Potenze centrali e allinea sulla frontiera russa 200.000
soldati regolari. Questo esercizio si trova in un Paese abitato da armeni e la
loro presenza è sempre più percepita dai turchi come una sfida. Tre
avvenimenti, di diversa natura, contribuiscono a rafforzare questa
<> da parte degli unionisti.
1. Congresso di Erzurum.
L’VIII congresso del partito dashnak o FRA
(Federazione Rivoluzionaria Armena) è convocato a Erzurum mentre la guerra
incombe per decidere come comportarsi in seguito allo spiegamento di forze da
parte dei turchi. Questi ultimi facendo giungere una loro delegazione, propongono
che, in caso di guerra con la
Russia, la FRA
provochi una rivolta degli armeni di Russia per facilitare la penetrazione dell’esercito
turco in Transcaucasia, la
Turchia prometteva come ricompensa la formazione di uno stato
autonomo che comprendeva l’Armenia russa e distretti di Erzurum, Van e Bitlis.
I tre responsabili armeni (Vramian, Rostom e Aknuni) rigettano questa proposta
e sottolineano la neutralità del loro partito ma garantiscono la lealtà degli
armeni nel caso in cui il conflitto raggiungesse la Turchia (difatti quando i
cittadini ottomani vengono mobilitati, molti armeni confluirono nell’esercito).
2. Volontari
armeni in Russia.
Con l’entrata in guerra della Russia,
molti armeni vennero arruolati come cittadini russi e spediti sul fronte
europeo. In previsione di un conflitto con la Turchia, il vicerè del
Caucaso suggerisce all’Ufficio nazionale armeno di Tiflis di creare corpi di
volontari analoghi a quelli che avevano aiutato i russi durante le guerre
precedenti contro la Turchia. Tiflis
diventa allora il centro di una violenta sommossa anti-turca e, benché
l’Ittihad sfrutterà la formazione di questi corpi per perseguitare gli armeni
di Turchia, i volontari affluiscono formando quattro gruppi di circa 1000
uomini ciascuno col compito di guidare le truppe russe tra le montagne armene.
3. La Disfatta di Sarikamis.
Al momento della dichiarazione di guerra,
i russi attraversano la frontiera e si scontrano con la violenta resistenza
turca. Enver, nominato generalissimo si reca ad Erzurum, nel quartier generale
della terza armata e prepara le truppe. I turchi attaccano il 22 dicembre e
riescono a isolare Sarikamis. Il comandante in capo russo ordina una ritirata
generale ma le truppe si rifiutano di obbedire all’ordine e in gennaio ci fu il
contrattacco, a causa della leggerezza commessa dal generalissimo Enver di non
premunirsi contro il rigido inverno dell’altopiano armeno, l’esercito turco
cade: 90.000 morti 12.000 prigionieri. Ciò che resta dell’armata
<> ritorna verso i distretti orientali, tallonata dalle
truppe russe che penetrano profondamente nelle provincie di Erzurum e
minacciano Van. Nelle provincie armene, divenute teatro di guerra, la ritirata
turca fu accompagnata da massacri di armeni.
Gli armeni furono designati come i
principali responsabili della disfatta turca. Alla fine di gennaio i soldati e
le guardie armene sono privati delle loro armi, riuniti in gruppetti, dai 50 ai
100 uomini, in battaglioni da lavoro e impiegati nella costruzione di strade o
costretti a pesanti turni di facchinaggio. Questi gruppi sono progressivamente
giustiziati in luoghi isolati. Allo stesso tempo i funzionari armeni sono
congedati.
V –
Deportazione Degli Armeni
Nel marzo 1915 la pressione della flotta
anglo-francese nei Dardanelli si allenta, questa tregua è sfruttata
dall’Ittihad per far scattare l’operazione di deportazione degli armeni. La
dichiarazione della Guerra Santa (Djihad) alla fine di novembre, il caos
causato dalla ritirata dell’armata turca, l’eliminazione dei soldati armeni,
danno in pasto ad una popolazione musulmana sovraeccitata i civili armeni. Non
si assiste a massacri <> ma all’esecuzione di un piano
in cui le fasi si succedono rigorosamente. La deportazione ha inizio a Zeythun,
nei primi giorni d’aprile. Le case vengono vuotate degli abitanti e i convogli
sono diretti verso Konya e Deir-es-Zor. L’ordine di deportazione è esteso ai
villaggi di montagna dell’Amano e del Tauro. La deportazione, quindi, inizia in
aprile in una regione lontana dal fronte.
Il pretesto per generalizzarla e
ufficializzarla è fornito dalla resistenza degli armeni di Van. Cevded,
cacciato dalla Persia, dove aveva fatto massacrare gli abitanti cristiani,
torna a Van all’inizio di aprile e devasta i villaggi armeni sul suo cammino
facendo anche assassinare due capi Dashnak: Vramian e Ishchan e accerchia il
quartiere armeno. Gli armeni di Van organizzano un’autodifesa. Nel frattempo
l’armata russa, guidata dagli armeni, infligge una grave sconfitta ai turchi
prendendo Van il 18 maggio. Gli armeni di Van fuggono così dallo sterminio.
Sabato 24 aprile 1915, una vasta razzia porta al’arresto di intellettuali e
notabili armeni. Per tentare di giustificare questi arresti, il comitato Unione
e Progresso, adduce un vasto complotto armeno e costruisce pure un falso
processo, che termina con l’impiccagione di attivisti che si trovano in carcere
da più di un anno. Il 24 aprile è la data che inaugura ufficialmente la
deportazione ed usata come data commemorativa dell’olocausto. Lo stesso giorno
il governo ordina di deportare gli armeni dai dipartimenti amministrativi
orientali. Dal momento che il dipartimento di Van è in corso di occupazione da
parte dei russi, il provvedimento si applica solo ai sei dipartimenti di
Trebisonda, Erzurum, Bitlis, Diyarbekir, Harput e Sivas. Viene messa in atto
una complessa burocrazia, gli uomini di fiducia del partito ricevono da
Costantinopoli le direttive , le trasmettono sul posto a chi di competenza dando loro un
potere discrezionale.
Dentro ogni città, in ogni
borgo, alla data prestabilita, l’ordine di deportazione è annunciato o affisso.
Le famiglie dispongono di qualche ora o di due o tre giorni per raccogliere
alcuni effetti personali; i beni vengono sequestrati, distrutti o venduti
all’asta a prezzi risibili. Preliminarmente i notabili, i membri dei partiti
armeni e gli uomini giovani sono arrestati, costretti a firmare false confessioni
e poi discretamente liquidati a piccoli gruppi in luoghi deserti. Sono dunque
convogli di donne, vecchi e bambini che prendono la strada della deportazione.
Nei villaggi la <> è spesso totale: i beni rubati, le
famiglie massacrate, le case incendiate. Sulle rive del Mar Nero e lungo il
Tigri, vicino a Diyarbekir, imbarcazioni cariche di vittime vengono colate a
picco. Dal maggio al giugno del 1915, le province armene sono devastate da
soldati e guardie turche, le bande di cete e dell’OS e la popolazione messa in
subbuglio dalla proclamazione del Djihad. La caccia all’armeno è aperta. Ognuno
può, in tutta impunità, rubare, saccheggiare, bruciare, torturare, mutilare,
assassinare. Il solo crimine punibile consiste nel proteggere o nascondere un
armeno.
Dinanzi a questa follia, l’operazione non
può essere mantenuta segreta. Avvertite dai missionari e dai consoli tedeschi o
neutrali, le nazioni dell’Intesa intimano al governo turco, fin dal 24 maggio,
di porre fine a questi massacri e ne rendono personalmente responsabili i
membri del governo e gli esecutori, anche il Papa Benedetto XV interviene a tal
proposito ma ormai i turchi avevano proclamato la guerra santa. Questo ha
l’effetto di costringere la
Turchia a togliere a ufficializzare con alcuni decreti,
qualche giorno più tardi, l’ordine di deportazione, prendendo a pretesto la
collaborazione degli armeni con il nemico, il sabotaggio e le azioni
terroristiche, accuse che non saranno mai dimostrate.
Dei 1.200.000 armeni che abitavano i distretti
orientali, solo300.000 hanno il potuto raggiungere il Caucaso con il favore
dell’occupazione russa.
VI – Consumazione Del Genocidio
Alla fine del luglio 1915 , il governo passa
alla seconda fase del programma: l’evacuazione degli armeni d’Anatolia e di
Cilicia, ovvero le zone più lontane dal fronte, dove la presenza degli armeni
non poteva essere considerata come un pericolo per l’esercito turco. E’ li che
la deportazione cessa di essere uno sterminio travestito per divenire un vero
trasferimento di popolazione. Le <> sono
trasportate in treno, a loro spese. Dal momento che il traforo dei tunnel
dell’Amano e del Turano non è ancora terminato, i deportati devono percorrere a
piedi le regioni montuose. La congestione del passaggio è tale, che campi
improvvisati sono disposti lungo la linea ferroviaria. Dentro ciascuno di essi
si ammucchiano dai 20.000 ai 70.000 deportati, denutriti, colpiti dal tifo e
dalla dissenteria. In Siria vengono costruiti veri e propri campi di
concentramento, lungo l’Eufrate, invece, gli armeni sono ammassati all’aperto,
quasi senza vestiti, nutriti a malapena. La deportazione è portata a termine
negli ultimi mesi del 1915. dal marzo all’agosto del 1916 vengono inviati
ordini da Costantinopoli affinché siano liquidati gli ultimi sopravvissuti che
si trovano nei campi lungo la ferrovia dell’Eufrate. Pochi sono i sopravvissuti
armeni: oltre a quelli che hanno trovato riparo in russia, molti sono stati
salvati da missioni americane, dal nunzio apostolico e da stessi funzionari
turchi. in totale, tenuto conto dei rifugiati in Russia, vengono risparmiati
dal genocidio 600.000 armeni, alla fine del 1916, su una popolazione che
secondo le statistiche era stimata, nel 1914, tra 1.800.000 e 2.100.000 unità.
Fonte principale:
“Storia Degli Armeni” a cura di Gèrard
Dèdèyan 2002
Altre fonti:
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